La Città degli Studi

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

Nello scorso articolo abbiamo visto come si giunse alla progettazione del quartiere di Città Studi ad opera di eminenti architetti; vediamo ora come si svolse la costruzione di ciò che era stato progettato.
L'inizio dei lavori del nuovo quartiere si ebbe nel 1915; esso fu però subito seguito dalla Grande Guerra e dalla crisi successiva, per cui l'opera si fermò per diverso tempo. Fu solo nel 1927 che si ebbe l'inaugurazione, per la precisione il giorno 22 dicembre. E con la morte di due dei pionieri sostenitori del progetto, Boito e Mangiagalli, lo slancio si perse e il complesso rimase incompiuto.
Vale la pena in ogni caso di rilevare come, in quegli anni, si prestasse particolare attenzione ai dettagli funzionali della struttura cittadina. Con la progettazione del quartiere, infatti, venne realizzata anche una nuova rete fognaria per la raccolta delle acque, al cui interno, come avete letto in un articolo dedicato all'argomento e pubblicato sullo scorso numero, anche la parte artistica non venne per nulla trascurata.

Molto più tardi, verso il 1960, in seguito all'esponenziale aumento delle matricole, sul terreno oltre via Bonardi, destinato in origine all'Accademia delle Belle Arti, sorsero forme nuove, ardimentose, pulite: la Facoltà di Architettura, il Trifoglio, la Nave (che devono il loro nome alla forma dell'edificio), modellate da Gio Ponti, che le realizzò tra il 1962 e il 1964.
Una ventina di anni dopo, invece, ci fu l'ampliamento di Architettura su via Ampere, realizzato negli anni tra il 1982 e il 1986; esso fu opera dell'architetto Vittoriano Viganò, padre del brutalismo italiano e il cui capolavoro è l'Istituto Marchiondi a Baggio.
Vale la pena di aggiungere due parole su questo artista: figlio del pittore Vico Viganò crebbe in un ambiente culturale fertile che lo portò a iscriversi al Politecnico di Milano, dove si laureò in Architettura nel 1944. Dopo un breve apprendistato presso lo studio BBPR e dopo aver conseguito il master in Costruzioni in cemento armato con Arturo Danusso, fu assistente di Gio Ponti nel Dipartimento di Architettura degli Interni, poi ordinario di Composizione.

Passiamo a questo punto agli aspetti architettonici del quartiere. Dal punto di vista ambientale si deve subito osservare che la piazza centrale del quartiere, la più grande della zona 3, e cioè piazza Leonardo da Vinci, ospita un giardino fiorito tutto l'anno, che comprende cedri dell'Atlante e del Libano, cedri e pini dell'Himalaia, spiree e chinomele di Cina e Giappone, aceri saccarina e magnolie sempreverdi dell'America del Nord, e altre bellezze arboree.
Verso viale Romagna si trova la fontana della Pace, opera di Andrea Cascella risalente al 1985; nel mezzo invece si trova il monumento bronzeo ad Eugenio Villoresi, all'epoca un uomo-simbolo dell'ingegneria (dopo la sua morte, avvenuta nel 1879, il canale da lui progettato unì il Ticino all'Adda), realizzato da Luigi Panzeri, che reca sul piedistallo la seguente scritta:


PATRIOTTA
SCIENZIATO
IDEATORE DEI CANALI
CHE RICORDERANNO
AI POSTERI IL SUO NOME
ONORO' LA PATRIA
CON GLI SCRITTI E CON LE OPERE

Sfondo della piazza è la sede del Politecnico, accogliente seppur retorico quadrato di gusto accademico (anch'esso progettato da Brusconi e Moretti). Sulla facciata le statue in bronzo dei due primi rettori: il matematico Francesco Brioschi (opera realizzata dallo scultore Luigi Secchi) e Giuseppe Colombo, ingegnere meccanico esperto di energia (opera realizzata dallo scultore Emilio Quadrelli). Dalle sue aule uscirono le leve del progresso tecnico, tra cui possiamo ricordare Cabella, Forlanini, Gavazzi, Pirelli, Prinetti, Salmoiraghi e Stigler.
A sud del nucleo originale del Politecnico è il coevo, glorioso quadrilatero delle facoltà di agraria (color verde foglia) e Veterinaria (color rosso sangue, colori riportati nei rispettivi berretti goliardici). Sulla piazza Leonardo si affaccia Agraria: questa facoltà, sorta nel 1871 come Regia Scuola Superiore di Agricoltura, fu cronologicamente la seconda in Italia dopo Pisa, e fu la prima pioniera nella diffusione dei fertilizzanti e delle macchine agricole. In seguito essa passò dalla Provincia al Ministero per l'Agricoltura (nel 1888), indi nel 1923 venne trasferita appunto nell'area di Città Studi, per esser poi assorbita nel Ministero della Pubblica Istruzione nel 1935. Nella sede originaria fu fondata la prima cattedra di batteriologia agraria in Italia, ad opera di Costantino Gorini, che visse e morì nella casa di via Orcagna 4, sulla cui facciata si trova una lapide commemorativa; Costantino non va confuso con Paolo Gorini, inventore del forno crematorio, cui è invece dedicata la nota piazza.
Nel prossimo articolo proseguiremo la nostra passeggiata artistica nel quartiere.